Antropologia sociale

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ANNO                                                                               MISURE                                                    TECNICA

2019                                                                                63×100 c.a.                                  carta fotosensibile, impronte, 

                                                                                                                                                ardesia, polvere di estrazione

Antropologia sociale, s’intravedono delle impronte sulla carta fotosensibile, le stesse riproposte su una lastra di marmo accanto alla carta, mediante segni scavati e riempiti con la polvere di estrazione. In questo caso Quida accosta due superfici, intese come due dimensioni: una stabile, dove permane la traccia del passaggio dell’uomo, l’altra in continuo divenire, in perenne relazione con la vita dello spazio che la ospita ” ( Giacomo Zaza)

In Antropologia sociale il supporto dove si imprime la traccia del corpo (fissata da una parte, e in evoluzione dall’altra parte) attesta una dislocazione umana – nell’ambito di un lungo tragitto che vede il piede di Pollock sulla tela durante il dripping, le antropometrie di Yves Klein, le dislocazioni di segni e tracce sul corpo di Dennis Oppenheim, e molti altri episodi. Tuttavia la percezione dell’impronta umana modifica realmente lo stato psichico di chi la guarda. Però, prima di essere un’impronta umana, la traccia, ci rammenta Quida, è una conformazione della materia. Le sensazioni che proviamo nel guardare il tempo fermato nella lastra di granito e il tempo in divenire della carta termica riguardano un processo percettivo di sensazioni.

( Giacomo Zaza)

Antropologia Sociale, footprints can be glimpsed on the photosensitive paper,
the same ones reproduced on a marble slab next to the paper, through signs
hollowed out and filled with extraction dust. In this case Quida juxtaposes
two surfaces, understood as two dimensions: one stable, where the trace
of the passage of man remains, and the other in continuous evolution, in
perennial relationship with the life of the space that hosts it   (Giacomo Zaza)

In Antropologia Sociale the support where the trace of the body is imprinted
(fixed on one side, and evolving on the other side) attests a human
dislocation – in the context of a long journey that sees Pollock’s foot on the
canvas during dripping, the anthropometries of Yves Klein, the dislocations
of signs and traces on the body of Dennis Oppenheim, and many others.
However, the perception of the human footprint really changes the psychic state of the beholder. But, before being a human footprint, the trace, Quida
reminds us, is a conformation of matter. The sensations we experience in looking at the time stopped in the granite slab and the changing time of the
thermal paper concern a perceptive process of sensations. ( Giaomo Zaza)

 

 

Antropologia sociale ce lo conferma. È un lavoro che, come altri precedenti, visualizza l’incontro tra la fenomenologia ciclica della luce e alcune forme geometriche predisposte dall’artista affinché vengano impressionate. Con la mediazione del suo corpo e dentro il terreno della geometria –strumento decodificatorio e progettuale per eccellenza nonché territorio antropologico dell’incontro tra natura e storia – ciascun dittico diventa l’alveo dialogico per due temporalità e due materialità che si oppongono, una in divenire (la carta fotosensibile esposta alla luce),l’altra ferma e temporalmente profonda (l’ardesia). Sulla carta fotosensibile la luce solare fissa le impronte delle dita dell’artista trasformandole in segni evidenti di un’interazione; sull’ardesia l’artista effettua il ricalco fedele delle impronte scavando la lastra e colmando i vuoti con la polvere estrusa dallo scavo. Ciascun dittico porta dunque dentro di sé la relazione fisica e concettuale che lega un corpo alla luce, e da lì a un tempo, a dei materiali, a dei luoghi, a un pensiero della forma; è un paesaggio stratificato che sceglie la superficie per dipanare la memoria composita di un’esperienza fisica in cui la luce fa vettore di connessioni materiali e immateriali. ( Daniela Bigi)